martedì 10 novembre 2009

Ho Chi Minh

Bac Ho, zio Ho, come viene affettuosamente chiamato dai suoi ammiratori, così almeno dice la guida della Lonely Planet…. mi chiedo cosa ne pensino e se continua ad essere un mito per loro, i giovani vietnamiti che vedo ronzare indaffarati per le strade di Hanoi. Più del 60% della popolazione vietnamita ha meno di trent’anni, dunque nata abbondantemente dopo la morte di Ho Chi Minh, nel 1969.
Ed è una generazione cresciuta dopo l’inizio, nel 1986, del “Doi Mo”, il processo di “rinnovamento” economico (ma non solo) che ha portato il Vietnam da una economia di stampo socialista sull'orlo del collasso ad un’economia di mercato con un tasso medio di crescita del PIL (nel periodo 2004/2008) del 7,5% annuo, a testimonianza di un’economia in pieno fermento integrata negli scambi internazionali (nel 2007 il Vietnam è entrato a far parte dell’ OMC, Organizzazione Mondiale del Commercio).

Me lo chiedo mentre, a piedi, sono sola a percorrere questo enorme spazio aperto, pensato per le masse. Una sensazione strana, che ancora non so definire, impalpabile. Mi siedo, per terra, all’esile ombra di un lampione di questa tarda mattinata assolata e ventosa. Tento di trasformare la sensazione in parole, sul foglio ancora bianco del mio quaderno d’appunti, compagno di questo viaggio.
Lo spazio è quadrato, delimitato da grandi viali, in cui continua a scorrere incessante il traffico, il cui suono arriva sin qui. Per una metà occupato da un prato verdissimo, i vialetti pedonali pavimentati che si intersecano ne fanno una scacchiera. Nell’altra, una spianata di cemento. Unica presenza, a parte i lampioni, il palo con la bandiera del Vietnam. Sventola gagliarda, bello il contrasto del rosso e del giallo con il cielo intensamente azzurro, terso. Vi si affaccia il mausoleo di Ho Chi Minh, una costruzione di pietra, grigia, squadrata, colonne squadrate su tutti i lati. Poggia su una base a gradoni.

Il mausoleo è chiuso. In questo periodo, come ogni anno, il corpo imbalsamato di Ho è a Mosca, per la “manutenzione”, il trattamento conservativo.
Ci sono comunque due soldati di guardia. Impressionante quanto stiano immobili, non si lasciano distogliere nemmeno da una grande farfalla che vola loro intorno.

Buffo che vi sia tutto questo quando, invece, zio Ho avrebbe voluto essere semplicemente cremato, nella semplicità che gli era propria.
Quello che provo è spaesamento, probabilmente la sensazione sarebbe molto diversa se lo spazio fosse occupato da centinaia di migliaia di persone. Forse, invece, sarei comunque a disagio in questo spazio che parla di culto della personalità…. culto che si ritrova ogni volta che si usa la cartamoneta visto che non c’è che la sua effige su tutti i tagli in circolazione, spesso si vede una sua statua o un museo a lui dedicato, la sua immagine riprodotta su una scuola o in vendita accanto a quella di Buddha, e Saigon è diventata Ho Chi Minh City. Avrebbe apprezzato tutto questo? Sì, mi piacerebbe parlarne con i vietnamiti, chissà se se ne presenterà l’occasione!



Ho Chi Minh (portatore di luce) è uno dei moltissimi pseudonimi di Nguyen Tat Thanh (1890-1969). Fondatore del partito comunista e presidente della Repubblica Democratica del Vietnam dal 1946 fino alla sua morte, è stato il principale protagonista della lotta di liberazione del Vietnam dal colonialismo francese (conclusasi nel 1954 con la vittoria di Dien Bien Phu). La guida consiglia la lettura di “Ho Chi Min”, una biografia scritta da William J. Duiker.

2 commenti:

  1. Ciao Daniela,
    penso che in parecchi "orfani yoga" ti leggano tutti i giorni e stiano viaggiando con te e grazie a te :).
    Come qualcuno ha già commentato stai dando una visione a 360° della tua avventura e così, qui dall'altra parte del mondo, mi sento un pò vicino a te.
    Continua a raccontarci delle persone, se possibile: come vivono? cosa pensano? cosa mangiano?siamo poi così diversi?
    Buon viaggio

    Giovanna

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  2. Grazie Giovanna, ci proverò! Ciò che mi sembra stimolante nel viaggiare è proprio questo, un continuo confrontarsi con altri modi di vivere, di pensare. E questo è poi utile anche per conoscere meglio il nostro modo di vivere e di pensare. Certo quelle che scrivo non sono che delle impressioni, per una conoscenza più approfondita bisognerebbe risiedere a lungo in un paese, lavorarci, vivere la quotidianeità. Un abbraccio,
    Daniela

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