sabato 14 novembre 2009

Dragone in mare!



Halong, in vietnamita significa “dove il dragone discende nel mare”. Halong bay è una delle meraviglie che la natura offre… più di 3000 isole, o sarebbe meglio dire montagne, che emergono dall’acqua verde del golfo del Tonchino. Pareti verticali ricoperte di vegetazione tenace, formazioni rocciose erose dall’acqua e dal vento che hanno creato grotte e fori e, con un po’ di immaginazione, figure umani e animali.
Secondo la leggenda, liberamente interpretata, queste isole sono state create da un dragone che viveva sulle montagne… ma che voleva andare a farsi una vacanza al mare. Scendendo allegro per la gita, non badava troppo alla sua coda che, scodinzolando, scavava valli e dirupi. Quando, alla fine, si è immerso nel mare, queste valli si riempirono d’acqua, lasciando visibili solo i pinnacoli.


A parte gli scherzi, è veramente un paesaggio magico, soprattutto all’alba e al tramonto, quando la luce è soffusa e i profili delle montagne sfumati. Un paesaggio che si ammira dalle barche, riproduzioni di giunche cinesi, dove si alloggia in un ambiente decisamente curato e confortevole.
Diventato un luogo da non mancare in un viaggio in Vietnam, naturalmente ha un rovescio della medaglia… mi sembra di essere in una grande fabbrica del turismo, un piccolo pacco, insieme a centinaia di migliaia di altri pacchi, che viene passato di mano in mano in quest’enorme catena di montaggio. Il pacco viene ritirato in hotel, caricato su un minibus insieme ad altri pacchi già ritirati o ancora da andare a raccogliere. Tre ore e mezzo il viaggio da Hanoi ad Halong, di cui mezz’ora di fermata in un grande laboratorio-negozio di souvenir a prezzi maggiorati (ovviamente quello dell’andata è diverso da quello del ritorno). Arrivo al porto d’imbarco, attesa del proprio destino in mezzo alla moltitudine di altri pacchi nella stessa situazione. Finalmente si sale a bordo e si parte alla volta delle formazioni rocciose, in una formazione compatta di giunche che fanno lo stesso percorso (chiedo di quante giunche turistiche è formata la flotta di Halong… 500 mi dicono, ma oggi in mare ce ne sono “solo” duecento, è ancora bassa stagione…).


Si arriva nella baia dove è incentrata la maggior parte dell’attività… visita alle grotte, sosta alla spiaggia, noleggio kayak, venditrici ambulanti di cibo, bevande, conchiglie e, per chi se la sente, camminata sulla cima di un monte per ammirare il paesaggio… beh, qui è proprio bello e, complice la salita a gradoni molto ripida, c’è poca folla.

Fortunatamente, avendo deciso di trascorrere due notti a bordo, il secondo giorno ho modo di vivere la magia del posto lontana dal rumore e dai fumi di scarico delle barche… ci allontaniamo e, dopo due ore di navigazione, arriviamo ad un piccolo villaggio galleggiante di pescatori. Richard, un signore americano, la guida ed io, siamo gli unici in questo momento ad addentrarci in questa meraviglia. Unico suono quello delle pagaie che si immergono nell’acqua per sospingere i nostri kayak in questo mare color smeraldo piatto come una tavola.


Ci inoltriamo in un primo tunnel, percorribile solo in kayak e con la bassa marea. Smettiamo di pagaiare… c’è solo il suono delle gocce d’acqua che lungo le stalattiti cadono in mare e una luce riflessa che pare arrivare dal basso. Ad un tratto ci ritroviamo in un lago all’interno della montagna… un luogo incantato con il canto degli uccelli e farfalle enormi che volano qui e là… e da qui un altro passaggio e un altro lago… e un altro ancora… mi sento un pacco fortunato in questo momento!
La sera, ritornando verso la “base”, mentre guardo alcuni pesci volanti saltare intorno alla barca, mi chiedo se ci sarà un momento in cui il dragone, stanco del frastuono di tutte queste attività umane, non deciderà di tornare in montagna… magari facendo un bel casino con la sua coda anche nel viaggio di ritorno!

Il dragone, animale mitico, lo si trova ovunque qui in Vietnam… inciso, dipinto ,tessuto, scolpito. Secondo la leggenda Lac Long Quan (il Signore Drago Lac) sposò Au Co (una “immortale”, una divinità della montagna, dalla forma di uccello), che gli diede cento uova da cui nacquero cento figli. Il primogenito fu il capostipite della dinastia degli Hung, i primi re Viet. Per i vietnamiti il dragone porta la pioggia, essenziale per l’agricoltura. Rappresenta l’imperatore, la prosperità e il potere della nazione. Come il dragone cinese anche quello vietnamita è il simbolo dello “Yang”, cioè l’universo, la vita, l’esistenza e la crescita.

Molti detti e modi di dire vietnamiti citano il dragone…
"Rồng gặp mây": "Il dragone incontra le nuvole" – quando ci sono delle condizioni favorevoli.
"Đầu rồng đuôi tôm": "Testa di dragone, coda di gamberetto” – qualcosa che parte bene e finisce male.
"Rồng bay, phượng múa": "Volo di dragone, danza di fenice” – per mostrare apprezzamento verso la calligrafia di qualcuno che scrive bene gli ideogrammi cinesi.
"Rồng đến nhà tôm": "Il dragone visita la casa del gamberetto” – un modo di dire usato dalla persona ospitante (un umile gamberetto) verso quella ospitata (un nobile dragone).





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