sabato 8 agosto 2009

Sull'altopiano 1 .... Tso Moriri...

… piste, polvere. A 4500 metri laghi color cobalto, incastonati fra montagne arrotondate, rosse, ocra, brulle.
Gioco di luci allo scorrere delle nubi, vento teso.
A Tso Moriri (tso significa lago) la fortuna di assistere, nel monastero del villaggio, ad una cerimonia dedicate ai nomadi, scesi dagli accampamenti delle valli vicine.
Visi di cuoio, monili colorati, capelli lunghi.. ricordano i nativi americani.
Vita dura, la loro. Le nere tende di pelo di yak non sembrano così confortevoli per affrontare i rigidissimi inverni.
Durante la cerimonia l’atmosfera è rilassata. C’è chi arriva e si prostra, chi si prostra e se ne va. I bambini lanciano strilletti, gattonano, vengono vezzeggiati e allattati.
I più anziani fanno roteare con una mano il mulino di preghiera, con l’altra sgranano il rosario recitando i mantra.
Già… i mantra, flusso sonoro, voci che vanno all’unisono, si intrecciano, si alzano, si abbassano… ritmo di tamburo, a volte martellante, altre lento, noncurante… intervengono i piatti, cimbali, trombe.
Passa qualcuno ad offrire the al burro e biscotti.
C’è anche la possibilità di due chiacchere con i vicini.
Come il simpatico signore tibetano che mi siede a fianco.
Chiede da dove vengo, mi insegna qualche parola nella sua lingua.
E’ arrivato in Ladakh a due anni, portato dai genitori in fuga dalla repressione cinese.
E’ un rifugiato.
Significa rinnovare ogni sei mesi il permesso per rimanere in India.
Significa avere nel cuore la speranza del ritorno.

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