Mentre sto scrivendo queste note sul viaggio appena concluso
suona il telefono. Mi si avvisa che, in questo momento, su radio 3 è in onda
una trasmissione che parla appunto di Ladakh! Lo stupore per questa coincidenza
aumenta ulteriormente quando sento che la voce narrante è quella di Giuseppe
Cederna, sta parlando del viaggio del 2009 di cui, casualmente, ne abbiamo
condiviso una parte. Entrambi, come moltissime altre persone, stavamo andando
in Zanskar in occasione della visita lassù del Dalai Lama. A volte
vedevo Giuseppe scrivere qualcosa su un quaderno piccolo piccolo, dalla
copertina nera se ben ricordo. Ora sento che quelle brevi note si sono
trasformate in un racconto vivo, in cui le parole si fanno immagini, ed
emozioni.
Mi colpiscono soprattutto quelle che pronuncia come
conclusione: “Noi pensiamo di fare un viaggio ma è sempre il viaggio a farci, e
a disfarci”.
Mi ritrovo, in queste parole. In fondo siamo in ogni momento
“fatti e disfatti” da quanto ci accade, da chi incontriamo, da come respiriamo.
Però, il viaggio, funziona a mo’ di acceleratore di particelle. E’ tutto più
evidente, più veloce, come quando si guardano le riprese accelerate dei fiori
che sbocciano.
Ed ogni viaggio, anche nello stesso luogo, è una storia a
parte.
Ecco, forse potrei rispondere così alla domanda di amici e
parenti che mi chiedono: “ma come, torni ancora in Ladakh?” J
Anche quest’anno è stato un viaggio ricco di incontri ed
esperienze. Non essendo brava quanto Giuseppe con le parole, mi aiuterò, nel
descriverlo, con qualche immagine.
I primi giorni del nostro soggiorno ci ha accompagnati
Lamaji (lo scorso inverno è anche venuto a trovarci in Italia… qualcuno ha
avuto la possibilità di incontrarlo per una serata di meditazione al Centro
Maitri)… una bella fortuna per noi che, proprio in quei giorni, cadessero delle
vacanze scolastiche (in Ladakh, a causa del freddo intenso, le vacanze
scolastiche più lunghe si fanno in inverno) e lui fosse libero dal suo lavoro
di insegnante a Lamayuru.
E’ un grande dono poter essere accompagnati nella visita ai
monasteri ed ai luoghi sacri da una persona competente, che aiuta a comprendere
il significato di una religione e di una cultura per noi così diverse e
complesse.
Abbiamo visitato posti un po’ fuori dai percorsi più noti,
abbiamo meditato con lui in luoghi molto particolari, come la grotta dove ha
vissuto Naropa, un maestro indiano che ha contribuito a diffondere il buddhismo
in Tibet; qui ho sentito la stessa atmosfera che mi capita di
percepire dove era solito meditare San Francesco.
Con Lamaji comunque non si sono fatte solo visite culturali…
ma anche tante risate, passeggiate fra i monti in cui ci spiegava i nomi e le
proprietà delle erbe che incontravamo; e abbiamo avuto modo di parlare con le
persone, di essere accolti come ospiti nelle loro case… per qualcuno è stata
anche l’occasione di assaggiare per la prima volta il the salato e la tzampa.
Bevande e cibi a cui non siamo abituati, ma da non perdere per entrare nello spirito
del luogo! ;)
Il the salato è fatto
con acqua, the, sale e burro di Dimo (la femmina dello Yak) o, più spesso di Dzomo
(la femmina dello Dzo, un incrocio fra Dimo e Toro); la tzampa è una farina
finissima di orzo tostato mescolata (con la sola mano destra!) con burro e the
salato.
Nella seconda parte della vacanza abbiamo passeggiato per
una settimana nella Markha Valley, una valle parallela a quella dell’Indo dove
sorge Leh, il capoluogo del Ladakh. E’ una valle che si può percorrere solo con
le proprie gambe e l’aiuto, per i bagagli, di cavalli e asinelli.
Niente
cellulari che squillano e niente elettricità… la notte è comunque luminosissima,
sembra di poterle toccare, le stelle. Certo, si va a letto abbastanza presto,
ma non per questo ci siamo annoiati… senz’altro a rendere vivaci le nostre
partite a carte e le ore di cammino hanno contribuito Norphel e Lobzang, i
ragazzi che ci facevano da guide e cuochi (e che cuochi! Alla fine del trekking
abbiamo rischiato di rotolare giù dai sentieri tanto ci avevano messo all’ingrasso
;).
Il percorso è stato interessante sia perché si
attraversavano villaggi abitati, e dunque si vedeva da vicino la vita
tradizionale del Ladakh, sia perché si ammiravano paesaggi mozzafiato… montagne
brulle ma dalle mille sfumature, catene montuose che parevano infinite…
Sarebbero ancora tante le cose da raccontare, gli incontri
con persone nuove ma anche con quelle con cui, negli anni, è nata un’amicizia
che è stato bello rinsaldare….
Per chi volesse ascoltare la trasmissione radiofonica:
La puntata è “Il viaggiatore incantato” del 12/06/2010. Cercando su internet ho infatto scoperto che quella che avevo ascoltato era una replica.
Nel caso non riusciate a sentirla, magari è necessario scaricare
un programma tipo: http://it.real.com/
Molto interessante Daniela. E naturalmente ogni viaggio è diverso... cambiamo noi, cambia il posto, cambiano le relazioni, ecc. Grazie per le indicazioni per sentire la puntata.
RispondiEliminaRosanna
Ciao, anche io feci lo stesso viaggio nel 2009, incontrando a più riprese Giuseppe... è stato un viaggio che ha segnato tutti :)
RispondiEliminaAlessandra